Le opere dei soci

 

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Cesare Dotti

Cesare Dotti, Il cippo confinario tra la provincia di Chiavari e quella di Genova, saggio


Cesare Dotti, La casa natale di Domenico Garibaldi, padre dell’Eroe dei Due Mondi, pannello commemorativo inaugurato il 5 maggio 2011


Cesare Dotti, Sito della stazione del telegrafo ottico Chappe (1807-1815), saggio
La ricerca storica è riportata su un pannello posto sul Monte Cucco (Monte del Telegrafo)

Pierpaolo Fuiano

Pierpaolo Fuiano, Pearl Harbor, 2008 (pp. 293) Guarda la copertina

Il 7 dicembre 1941, alle ore 8.00, un’imponente forza aeronavale giapponese attaccò la base statunitense di Pearl Harbor nelle Hawaii. 2403 americani e 65 giapponesi rimasero uccisi e 1178 furono i feriti.
Quel 7 dicembre 1941 entrò nella storia come “The day of Infamy” come lo definì il Presidente Roosevelt il giorno dopo.
A ben altri e più infamanti avvenimenti dovette assistere da allora l’umanità, ma l’attacco a Pearl Harbor rimase il capostipite di un certo genere di operazioni militari che, oltre che nella storia, sarebbe entrato anche nella leggenda.
Il “caso” Pearl Harbor fu studiato e analizzato, sottoposto ad inchieste e commissioni, ma mai emerse qualcosa che potesse far pensare che qualcuno fosse anticipatamente a conoscenza dell’obiettivo dell’attacco giapponese. Tuttavia, tanti furono gli errori commessi, le omissioni e le sottovalutazioni compiute, e troppi gli interessi in gioco, che ad un certo punto fu inevitabile domandarsi: «Ma veramente nessuno sapeva?».
Takeo Izumi, il protagonista del romanzo, è un nisei (un cittadino statunitense nato da padre giapponese) che lavora al Chicago Tribune come commentatore politico. Reclutato dal G2, il Servizio Segreto dell’Esercito americano, che a quell’epoca stava muovendo i primi faticosi passi, viene inviato in via sperimentale a Tokyo sotto la “copertura” di corrispondente del suo giornale.
Il Servizio Segreto inglese, che contrariamente al G2 ha alle spalle un’efficiente organizzazione, vede in Izumi l’uomo che può fornire alla disperata Inghilterra preziose notizie circa i preparativi giapponesi alla guerra. E riesce a farlo “passare” dalla sua parte.
Ma la Kempeitai, la gendarmeria giapponese che si occupa del controspionaggio, intercetta una trasmissione radio e, da quel momento, inizia una colossale caccia all’unico uomo che può far fallire l’ambizioso piano d’attacco a Pearl Harbor.
Sarà lo sfortunato amore per una dolce ragazza giapponese a convincere Izumi a cambiare. La corsa contro il tempo diventa angosciosa: lo Stato Maggiore americano riuscirà ad avvisare in tempo la base minacciata e a vanificare le speranze giapponesi di un attacco a sorpresa?


Pierpaolo Fuiano, Sol diesis, 2010 (pp. 408) Guarda la copertina
Non è inusuale che due paesi in guerra fra di loro stipulino accordi segreti che possano avvantaggiare entrambi per raggiungere uno scopo comune avulso dalle sorti prettamente militari del conflitto.
Il protagonista del romanzo, Bruno Vogel, non è un super eroe dotato di capacità straordinarie ma, al contrario, è una persona comune a partire dal suo comunissimo nome. Di lui non viene volutamente tratteggiata nemmeno una descrizione fisica proprio per farne un personaggio fra i tanti in modo che, più che “il protagonista”, Vogel possa considerarsi il fil rouge che lega la sua drammatica vicenda personale a quella di tanti altri soggetti, reali o di fantasia, che hanno recitato sul palcoscenico russo-tedesco della Seconda Guerra Mondiale.
Una persona normale, un docente universitario, che in un momento particolare della sua vita, aveva impulsivamente accettato di far parte di un’organizzazione spionistica sovietica che, nel corso della Seconda Guerra, rappresentò una vera spina nel fianco del Terzo Reich: la “Rote Kapelle” – l’Orchestra Rossa.
E in quel tipo di organizzazioni, anche se per anni un collaboratore rimane “dormiente”, arriva sempre il momento in cui gli viene presentato il conto: “una volta dentro sempre dentro” è la frase che più volte ricorre nel romanzo a sottolineare un legame indissolubile.
La storia di Bruno Vogel è la storia della drammatica corsa di Germania ed Unione Sovietica alla costruzione della bomba atomica. Entrambe le nazioni avevano un interesse vitale a riuscirci prima della fine della guerra: la Germania per cercare di ottenere condizioni di resa meno severe; l’Unione Sovietica per combattere gli Stati Uniti ad armi pari in quella che già allora si profilava come una ostilità che sarebbe sfociata nella “guerra fredda”.
Ma entrambe avevano un problema insormontabile: la Germania non disponeva di sufficiente materia prima mentre all’Unione Sovietica mancavano adeguate conoscenze scientifiche.
Che fare?




Pierpaolo Fuiano, Il lato oscuro di Wall Street (Il patto segreto), 2019 (pp. 318) Guarda la copertina

Negli anni ’30, i grandi banchieri e le grandi case finanziarie di Wall Street da una parte, e la grande industria tedesca (soprattutto quella chimica) dall’altra, si allearono finanziando l’ascesa al potere di Hitler e permettendogli di scatenare e proseguire la 2a Guerra Mondiale.
Non lo fecero per motivi ideologici o politici, ma in cambio dei colossali profitti che ne sarebbero derivati.
Il lato oscuro di Wall Street” è il lato equivoco e ambiguo della grande finanza americana in quel periodo.
I protagonisti del romanzo (strutturato come thriller finanziario e spy story) sono Ethan Shaquelle e Leluwhachin (Lelu) Jannetti.
Ethan Shaquelle è il giovane e brillante Direttore della Borsa Valori di New York: lo incontriamo nei drammatici giorni del “Big Crash” del 1929 che ha trascinato alla rovina migliaia di società e alla fame e alla disperazione decine di milioni di americani dando inizio a quel triste periodo noto come “grande depressione”.
Anche Shaquelle sarà una vittima indiretta del “Grande Crollo” di Wall Street, indiretta perché volendo condurre le trattative di borsa, in un momento così delicato, entro i limiti delle regole, si era attirato le ire delle grandi case finanziarie di Wall Street per essersi rifiutato di sostenere i loro torbidi intrighi.
Ed era stato licenziato.
Ma, dopo aver patito umiliazioni, fame e freddo, Shaquelle vuole tornare nel mondo del “Big Business” e, due anni dopo, bussa alla porta della signora Leluwhachin (Lelu) Jannetti, indiscusso e temuto capo di un immenso impero finanziario e industriale. Lelu è una donna spietata, arrogante, crudele, cinica, comportamento tipico in quel mondo dove si muovono enormi capitali, nel quale vince chi è più forte e senza scrupoli. Questo era il mondo di Lelu.
Da anni Lelu stava elaborando un progetto segreto e criminale che avrebbe fatto guadagnare un fiume di soldi alle sue aziende.
Gli studi fatti da Antony C. Sutton (Wall Street and the rise of Hitler) e Joseph Borkin (The crime and the punishement of IG Farben), sui quali si basa l’idea di fondo del romanzo, hanno avuto il merito di denunciare all’opinione pubblica mondiale una vicenda poco o per niente nota.

Pierpaolo Fuiano, Il molo del pianto (Gli ebrei nel Levante Ligure - XII-XVIII secolo) 
Documenti - Caratteri generali - Casi di studi - 2017 (pp. 154) Guarda la copertina

Il Molo del Pianto, metafora del gerosolimitano Muro del Pianto, si riferisce a quando molti ebrei sefarditi, scacciati nel 1492 dalla Spagna, approdarono a Genova e, stretti tra il mare e le mura cittadine, languirono per lungo tempo sul molo del suo porto.
Alcuni di essi, cercando una possibile via di sopravvivenza, si dispersero nelle due Riviere e si unirono idealmente ai discendenti di quei correligionari che da secoli già le abitavano.
La prima parte del libro si occupa sia di rintracciare le fonti documentali relative alle origini della presenza ebraica in Liguria e, più in particolare, nella Riviera Ligure di Levante, sia di analizzare il comportamento della popolazione, delle autorità civili e di quelle religiose genovesi nei confronti degli ebrei.
La seconda parte è dedicata all'esame della presenza giudaica nelle varie località del Levante ligure: si scoprirà così che un certo numero di ebrei si trovava a Chiavari (famiglie Rabeni, Leviti, Rapa; Elia: l'uomo del banco dei pegni); a Sestri Levante (famiglia Caput Judei) e Lavagna, ma anche a Sarzana con le famiglie Sora e Uzielli e un discusso personaggio: Forte Ascoli.
Non manca l'analisi delle relazioni tra ebrei e alcuni membri di quelle che da sempre sono i più numerosi casati chiavaresi (i Sanguineti e i Solari) tra i quali spicca la figura dell'arch. Giovanni Battista Sanguineti progettista del ghetto di Genova.
Nelle Appendici vengono approfonditi alcuni argomenti o personaggi trattati nel testo: banchi ebraici e usura; medici ebrei; delazioni e lettere anonime; battesimi, status servile, conversioni e convertiti, violenze tra correligionari. Le famiglie Del Mare e Levi, poi, le cui presenze si alternano tra Genova e Levante Ligure, grazie anche all'abbondanza di documenti che le riguardano, sono protagoniste di interessanti casi di studio e oggetto di approfondita indagine in Appendice I: alcuni loro componenti (e in particolare Angelo) sono figure di spicco di intriganti e a volte curiosi episodi, altri (Salomon e Giuseppe) si convertono al cristianesimo. Per avere un'idea dell'importanza raggiunta dai Del Mare, basti sapere che è stata una delle sole tre famiglie autorizzate a rimanere a Genova dopo l'editto di espulsione del 1737.

Gino Tirelli

Gino Tirelli, Le paturnie, L’Autore Libri, Firenze 1995 (pp. 189)
È il diario di due anni della vita del narratore: egli ha un’esistenza normale, una famiglia normale, colleghi d’ufficio normali. Ma sono soprattutto questi ultimi ad “animare” le sue giornate: Antonia, amica e confidente; Giuliana, il suo amore segreto e proibito e poi Serse, l’amico per eccellenza. Questi quarantenni vivono quasi con leggerezza la loro vita insoddisfacente, accompagnata dal rimpianto per l’attivismo del Sessantotto, per le grandi ideologie che animavano quel periodo: ormai anche loro si sono adagiati sulla comoda sicurezza che deriva da un impiego statale.
La banalità di questa esistenza, però, è resa divertente e sdrammatizzata dall’Autore che, con grande ironia e intelligenza, strizza l’occhio alle manie dei suoi personaggi, li prende in giro accentuando certe debolezze e quegli atteggiamenti adolescenziali che molti di loro assumono per sentirsi ancora giovani spensierati e pieni di illusioni.


Gino Tirelli, I Sanguineti: storia di una famiglia, saggio
Un approfondito, documentato ed interessante saggio sulla storia di una delle famiglie più note del chiavarese.